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Storia di Trevi |

La visita inizia in Piazza Garibaldi, ampio slargo un tempo detto Piazza del Lago per essere stato occupato sino al '700 da uno stagno: la cerchia urbana, le varie torri e la porta, esistenti sino al secolo scorso, sono andate perdute, ma i confini dell'abitato storico rimangono ancora ben identificabili. Entrando per Via Mazzini, (a sinistra, l'ottocentesco Teatro progettato da Domenico Mollaioli ed a destra, la cinquecentesca Casa Petrucci, con le decorazioni a graffito quasi scomparse), si raggiunge la Chiesa di S. Giovanni Decollato, l'antica S. Giovanni de Platea, che fa parte delle proprietà comunali collegandosi nel Medioevo al complesso del palazzo pubblico. Ampliata nel '400, la Chiesa fu trasformata radicalmente nel secolo scorso. Il sottopassaggio, che immette in Piazza, collega la torre duecentesca con il lungo corpo rettangolare del Palazzo Comunale, in origine meno ampio dell'attuale, che è il risultato di successivi interventi quattrocenteschi (la loggia porticata dai rozzi pilastri) e cinquecenteschi (l'ampliamento delle eleganti finestre rinascimentali sopra il portico). Nel suo complesso la Piazza, pur nel tono minore dell'edilizia che la circonda, è spazialmente armoniosa; una concentrazione di edifici più rappresentativi si trova salendo in Piazza della Rocca, circondata da palazzetti privati che datano dal '400 al '700: Il Palazzetto dei Gentili ('700), della Prepositura Valenti (metà del '600), con una loggia sovrastante il portale, Degli Urighi (fine '400, ma ristrutturato nell'800), accanto ad un secondo palazzo della stessa Famiglia che conserva la facciata cinquecentesca dalle tipiche finestre architravate ed arcuate. Il punto più alto della città è occupato dalla Chiesa di S. Emiliano, che si presenta, per chi proviene da Piazza della Rocca, con la sua fiancata più antica, mossa dalle tre absidi del XII secolo elegantemente scandite dalle sottili lesene; è quanto resta del primo edificio, più piccolo dell'attuale Chiesa che risulta esserne un ampliamento quattrocentesco, poi cancellato dall'intervento del secolo scorso su progetto di Luca Carimini. All'interno, gli affreschi cinquecenteschi di una delle tre absidi sono attribuiti a Francesco Melanzio (1510-12), mentre l'Altare del Sacramento è opera di Rocco da Vicenza (1522). Il sottile slargo ad imbuto davanti alla Chiesa, fino a pochi anni fa pavimentato in mattoni secondo una tradizione locale oggi trascurata, è chiuso dalla parte opposta dal lungo fronte del Palazzo Lucarini, che presenta elementi prevalentemente seicenteschi, anche se molto trasformato negli interni a causa dei vari cambiamenti di destinazione subito. L'ampio fabbricato, che colma il dislivello piuttosto consistente tra via del Duomo e la sottostante via Dogali, mostra più chiaramente, nel lato lungo quest'ultima, i caratteri della stratificazione storica, con la fusione di unità immobiliari più minute cui il palazzo si sovrappone. Superato il Portico del Mostaccio, uno degli ingressi dell'antica cinta muraria medievale, ma con resti di una porta romana, si raggiunge la Porta del Cieco che, anch'essa posizionata lungo la cinta duecentesca, conserva ancora i caratteri originari. Superata la "Strada Nuova" ( un intervento urbanistico del 1864, realizzato con la demolizione di alcuni isolati medievali per aprire un accesso carrabile verso la parte alta della città), si scende nell'area della Piaggia, borgo di espansione legato alla crescita demografica del XIII secolo. La suggestione del quartiere è creata dall'impianto digradante del tessuto di case e strade che scendono a tornanti lungo il pendio, realizzando un'appendice a ventaglio affacciata verso la valle. Alcune Chiese sorsero in quest'area prima che vi dilagasse l'espansione urbanistica, costituendo, secondo un processo consueto, i nuclei di riferimento per le nuove concentrazioni residenziali: S. Stefano, dai caratteri romanici, S. Lucia, poi inserita nel complesso trecentesco e ricostruita nel '600; S. Fabiano, antica chiesa priorale del XII secolo, di cui rimangono i ruderi presso l'omonima porta medievale della città. Un insieme di edifici monastici segna il limite urbano presso la Porta del Bruscito; ne fanno parte la Chiesa di Santa Croce, seicentesca ma inserita in un insediamento più antico preesistente alla cinta muraria, e Santa Chiara, ennesimo esempio di intervento seicentesco su strutture medievali. Risalendo per il quartiere, in parte manomesso dalle ristrutturazioni ed in parte in abbandono, si attraversa il singolare Complesso Residenziale dei Valenti, che si definisce in questa forma nel XVI secolo, con i due palazzetti allungati che accompagnano l'ingresso segnato dalla torre e il palazzo principale che chiude la piazzetta. Lungo l'antico Giro delle Mura si ritorna nella parte alta della città (da questo lato è possibile abbracciare con lo sguardo gran parte del territorio comunale dalla valle al monte), e si raggiunge la Chiesa di San Francesco, costruzione trecentesca che, per ampiezza e posizione urbana, documenta l'importanza politico-economica raggiunta dall'Ordine Francescano nella sfera del Comune Medioevale. L'edificio, già esistente nel secolo XIII, venne ricostruito in forme gotiche alla metà del '300 con il contributo del Comune e ripete un impianto a navata unica piuttosto consueto nelle chiese di questo ordine. Gli affreschi originari dei secoli XIV e XV, che ricoprivano le pareti, sono solo parzialmente conservati. Il convento ha subito radicali trasformazioni, nel '600 prima e nell'800 poi, con un intervento del Valadier. Al suo interno si trova attualmente la Raccolta d'Arte di S. Francesco (Pinacoteca con dipinti di scuola umbra e Lapidario); nello stesso edificio è prossima l'apertura del Museo della Civiltà dell'Ulivo. All'imbocco di via San Francesco, si trova uno dei palazzi urbani dei Valenti, iniziato nel 1545 ed elegante nei dettagli costruttivi, nelle finestre rinascimentali, nel cortile. La via riporta in piazza del Comune, a conclusione di un itinerario che ha abbracciato l'intero sviluppo urbano. All'esterno dell'abitato, sono però numerosi i punti che andrebbero toccati per interesse storico, artistico ed ambientale: la Villa Carrara della Porta, cinquecentesca e ricca di affreschi del '600, la francescana Chiesa di San Martino, del '400 con opere del Mezzastris, dello Spagna, di Tiberio d'Assisi, dello Spacca; il Santuario della Madonna delle Lacrime, quattrocentesco, con un raffinato portale ed affreschi del Perugino nell'interno; la duecentesca Santa Maria di Pietrarossa, coperta di affreschi votivi all'interno e sotto il porticato, situata lungo la Flaminia, in un'area ricca di reperti e di stratificazioni storiche.
A testimonianza di un'atmosfera culturale particolarmente viva per un centro di modeste dimensioni, è già da qualche tempo attivo a Trevi uno tra i più interessanti musei italiani d'arte contemporanea, il Flash Art Museum, che ospita ogni anno le più interessanti mostre del settore, italiane e non.





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