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Cosa visitare a Acquasparta | Agriturismo Acquasparta |

Acquasparta, anche grazie alla sua favorevole posizione topografica, diviene subito il centro giurisdizionale delle Terre Arnolfe, appunto da nome del Signore del Feudo. Dal 1232 le vicende della città diventano tutt'uno con quelle di Todi: tale situazione muta nel 1489, anno in cui Innocenzo VIII dichiara Acquasparta Terra Franca, sancendone il distacco da Todi. Dopo un periodo di stragi, saccheggi e devastazioni, segnato inoltre dalla morti provocate dalla peste, il matrimonio fra Isabella Liviani e Gian Giacomo Cesi, celebrato nel 1535, sancisce l'inizio di un'epoca di grande splendore per Acquasparta. I Cesi, signoria nobile e potente soprattutto a Roma, fanno costruire muraglie, torri, edifici pubblici e strade; nel 1588 Sisto V la eleva al rango di Ducato. Ma è senza dubbio sotto la reggenza di Federico II, nato nel 1585, che la città acquista la sua maggiore fama; a questo periodo risale la fondazione dell'Accademia dei Lincei, avvenuta il 17 agosto del 1603 per volere del diciottenne Federico con la collaborazione di giovani scienziati dell'epoca quali G. Eckio, A. De Filiis e F. Stelluti, tutti impegnati nello studio delle discipline naturali, della matematica, della geometria, dell'astronomia. Dal 1609, anno della definitiva stesura dello statuto, al 1630, anno della morte del Principe Federico, l'Accademia dei Lincei ed il Palazzo Ducale di Acquasparta sono la meta degli spiriti più fulgidi del nuovo secolo; tra questi, Galileo Galilei, che vi soggiorna per effettuare degli studi nel 1624. La Signoria dei Cesi si perpetuò fino all'estinzione dell'ultimo discendente diretto, Federico IX, la cui madre e tutrice, pur riservandosi i titoli, rinunciò ai feudi di Acquasparta e Portaria in favore del Fisco Pontificale (1800). In seguito alla proclamazione della Repubblica Romana, le terre di Acquasparta saranno oggetto di contesa tra lo Stato Pontificio e la Francia fino all'abrogazione del codice napoleonico da parte di Pio VII, rientrato nel 1814 in pieno possesso dello Stato della Chiesa. Successivamente la città segue le sorti del resto dell'Umbria, per poi essere annessa al Regno d'Italia in virtù del plebiscito del 1860.





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