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Storia di Spello |

L'entrata meridionale per Porta Consolare è in un certo senso l'ingresso principale, aperto già al tempo della città romana nella parte più a valle, in corrispondenza dell'importante asse stradale che si stacca dalla Via Flaminia all'altezza di Foligno; questo asse, entrando a Spello, ne costituisce la principale direttrice di sviluppo. La Porta Consolare, che si apre nella cinta augustea, è a tre fornici, anche se i laterali sono rimasti interrati. La Porta è sormontata da tre statue di epoca repubblicana rinvenute nell'area dell'Anfiteatro ed è affiancata da una Torre medievale; essa immette nel popolare Terziere di Borgo, dai tipici vicoli ciechi e dalle abitazioni a due piani che utilizzano nelle murature la pietra calcarea estratta dal Subasio. L'edilizia si addensa più fitta nel settore orientale a ridosso delle mura, tra Porta di San Sisto e Porta Chiusa; quest'ultima è parte della cinta romana, ma venne tamponata nel Medioevo. La più bassa intensità di costruzioni sul lato opposto si spiega con la presenza dei medievali Monasteri della Povera Vita e della Maddalena. Al termine della Via Consolare, dove rimane la catena che segna il limite tra i Terzieri di Borgo e Mezota, sullo slargo si affaccia la Chiesa di Santa Maria Maggiore, di cui si hanno le prime notizie nell'XI secolo, mentre il titolo di Collegiata le appartiene dal XII. Il momento finale della costruzione medievale della Chiesa può essere fissato al 1285, ma l'intervento seicentesco (1644) ne allunga il corpo originario, sostituendo la facciata che tuttavia conserva nel portale i fregi romanici attribuiti al Binello ed a Rodolfo, i due architetti attivi nella vicina Bevagna tra il XII ed il XIII secolo. L'interno raccoglie una quantità considerevole di opere d'arte, tra le quali va segnalata soprattutto la Cappella Baglioni (lato sinistro della navata), affrescata dal Pinturicchio nel 1500-1501: le pareti presentano le immagini dell'Annunciazione, della Natività, della Disputa nel Tempio, mentre nelle vele della crociera compaiono le figure di quattro Sibille; a destra, nella cornice architettonica dipinta, si trova l'autoritratto del Pittore. Il pavimento, in maiolica di Deruta, è cinquecentesco. Altri affreschi del Pinturicchio si trovano nelle Cappelle della crociera, mentre due affreschi del Perugino sono sui pilastri di accesso al presbiterio; da notare anche il ciborio dell'Altare Maggiore di Rocco da Vicenza (1515) ed il coro ligneo del 1520. Nella Cappella del Santo Sepolcro è stato allestito un piccolo Museo. Subito dopo S. Maria Maggiore, lo slargo molto allungato fa da sagrato alla romanica (nel 1025 appartenne ai Camaldolesi) Chiesa di Sant'Andrea, con portale a doppia ghiera comunque trasformata da interventi successivi ed una ricca stratificazione artistica all'interno, con affreschi trecenteschi e quattrocenteschi di scuola umbra ed una grande tavola del Pinturicchio ed Eusebio da San Giorgio (1508). L'asse centrale della città, corrispondente alle attuali Via Cavour e Via Garibaldi, allinea i principali edifici pubblici, ecclesiastici e civili; poco più avanti vi si allarga la Piazza della Repubblica, piuttosto frammentaria nell'immagine a causa delle innumerevoli, profonde manomissioni che ha subito nel tempo. Il Palazzo Comunale, costruito nel 1270, ha subito numerose trasformazioni; la parte originaria corrisponde al loggiato di sinistra ad archi ogivali, cui si appoggia la Fontana cinquecentesca. Il Palazzo, sede del Museo Archeologico e della Pinacoteca, conserva numerosi reperti romani, tra i quali alcuni frammenti decorativi del Teatro ed il famoso Rescritto di Costantino, che concedeva privilegi alla città. Accanto al Palazzo Comunale, la costruzione della cosiddetta Rocca Baglioni (probabilmente una residenza fortificata fatta erigere dal Rettore del Ducato di Spoleto, nel 1358) ha cancellato parti del tessuto edilizio medievale. Poche, tuttavia, sono le testimonianze sulla Rocca, cui apparteneva il portone ogivale sormontato dallo stemma del Papa. Ancora in piazza, a documentare la complessità delle stratificazioni (vi sono stati rinvenuti, tra l'altro, diversi reperti di epoca romana), c'è anche la Chiesetta di San Filippo, opera settecentesca del Piermarini, sovrapposta all'antica S. Rufino. Riprendendo Via Garibaldi si passa accanto a Palazzo Cruciani, attuale sede del Municipio, per arrivare ad un altro slargo, Piazza Umberto I, dove sorge la seconda Collegiata della città, intitolata a San Lorenzo, edificata sui resti dell'antica S. Ercolano (forse del VI secolo). San Lorenzo viene edificata nel XII secolo e poi trasformata nel 1540, lasciando nella facciata tracce frammentarie dell'architettura precedente (trifora e rosone murati). Anche questa Chiesa ospita una preziosa collezione di opere d'arte datate tra il XV ed il XVIII secolo; va ricordata la settecentesca Cappella del Sacramento, da attribuire probabilmente al Piermarini o forse eseguita da Filippo Neri, a quel tempo direttore dei lavori del Duomo di Foligno, su disegno del Piermarini. Via Giulia corre al di sotto del Terziere di Posterula e costituisce il lungo asse di espansione della Contrada Prato; all'incrocio con Via dell'Arco di Augusto rimangono i resti della Porta Romana, che si apriva lungo la Cerchia Augustea. Al termine della via ed al termine della città stessa, chiusa dalle mura trecentesche, tra Porta Montanara e Porta Fontevecchia, s'inserisce il complesso della Chiesa e del Convento di S. Maria di Vallegloria, costruito intorno al 1320. La Chiesa conserva qualche elemento dell'originaria costruzione gotica e custodisce al suo interno affreschi dello Spacca. La breve salita di Via dell'Arco Romano immette, attraverso ciò che resta della porta urbana antica (Porta dell'Arce) nella parte più alta della città, denominata la Rocca. Grandi blocchi di pietra appartenenti ad edifici romani testimoniano della storia millenaria di questo vero e proprio "cuore" della civiltà spellana, che fu nei secoli castrum longobardo e successivamente Rocca medievale (forse costruzione trecentesca dell'epoca albornoziana, anche se ciò è scarsamente documentato), di cui restano alcuni torrioni. La zona è oggi occupata dal Convento dei Cappuccini, che ingloba l'antica Pieve di San Severino, con la facciata romanica corrispondente all'abside della Chiesa attuale. Costeggiando i muri della Rocca, per Via Torre del Belvedere, si scende a San Martino, chiesetta romanica del XII secolo. La ripida Via S. Agostino riconduce al Terziere di Mezota; costeggiando poi il tracciato della cinta romana, lungo Via delle Mura Vecchie, si apre la monumentale Porta Venere, la più interessante tra gli ingressi della città augustea, con l'arco a tre fornici inserito in una struttura architettonica elegantemente ripartita dal gioco delle lesene e dei cornicioni. La suggestione di questa porta è esaltata dalle due imponenti torri dodecagonali che l'affiancano: alcuni le vogliono romane, ma è più attendibile l'ipotesi che ne fa risalire l'edificazione al XII secolo, date le differenze di muratura e la similitudine con strutture romaniche dello stesso impianto. Da Porta Venere, attraverso un secondo arco medievale, si esce dalla cerchia che chiude il Borgo di Sant'Angelo e si raggiungono i resti dell'Anfiteatro Romano (I secolo d.C.) e la chiesa romanica di S. Claudio, interessante per le soluzioni architettoniche impiegate oltre che per le leggere asimmetrie; la costruzione è sorta in luogo di un edificio romano. Per Via delle Torri di Properzio si può scendere verso la Porta Urbica, un altro degli ingressi della città romana, e percorrere all'esterno il tratto delle Mura Augustee, che s'incurvano fino a raggiungere la Porta Consolare, dove l'itinerario si chiude.





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