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Storia di Narni |

Centro di italia<br>
Il Centro Geografico della Penisola cade esattamente su Narni e per la precisione su Ponte Cardona, un manufatto della Roma Imperiale che portava l'acqua potabile alla Città. L'ufficialità di tale dichiarazione è stata data dall'Istituto Geografico Militare di Firenze che ha stabilito le seguenti coordinate: Ponte Cardona è stato dichiarato Centro d’Italia dal Centro Geografico d’Italia.<br>
Latitudine 42° 30’ 11"<br>
Longitudine 12’34’24"<br>
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Ed è proprio questo il punto situato a uguale distanza da Nord a Sud, da Est a Ovest dell’Italia. L'Associazione Turistica Pro Narni, che ha compiuto le ricerche necessarie, ha anche provveduto alla installazione di un cippo nel punto mediano della Penisola. Uno speciale concorso premia chi lasci un proprio messaggio nello speciale contenitore: il primo premio consiste in un soggiorno gratuito durante la Corsa all'Anello che si svolge a Maggio.
Ma a parte l'aspetto "geografico" Ponte Cardona è parte integrante dell'antica Formina, antico acquedotto che servì di acqua potabile la città sino ai primi decenni del nostro secolo. Lasciando l’auto nei pressi del ristorante "Il Montagnone", si prosegue il cammino a piedi fin dove inizia una salita. Qui sulla sinistra, dopo il fossetto, ci si immerge in un sentiero che, pur avvolto da una fitta vegetazione, lascia un respiro inaspettato.
Ci si accorge, poco dopo, di viaggiare su un antico manufatto, un acquedotto di età romana, le cui bocche di sfioro dell’acqua segnano con cadenze regolari la distanza, fatto costruire venti secoli fa dal prefetto delle acque M. C. Nerva.
Grandi querce e lecci accompagnano il cammino sino a quando, improvvisamente, la macchia si fa meno fitta. Seppure il fosso che costeggia la Formina raggiunge una profondità di quindici o venti metri, il percorso sembra miracolosamente proseguire nel vuoto. E’ qui Ponte Cardona in tutta la sua austera e solitaria possenza. E’ un ponte romano realizzato in opera quadrata con conci di travertino. La sua architettura si richiama a quella dell’età Augustea. E’ ad un solo arco a tutto sesto, leggermente rialzato. Si deve scendere nel letto del fosso per ammirarne tutta la sua bellezza: un’architettura vecchia di duemila anni emerge nel groviglio di una vegetazione spontanea e forte, a voler ricordare come l’uomo, quando vuole, possa accordarsi perfettamente con la natura. L’acquedotto della Formina è in parte stato scavato in galleria e parte costruito in muratura.
Segue un percorso tortuoso dovuto all’esigenza di mantenere la propria pendenza costante lungo un tracciato che parte da Sant’Urbano e raggiunge Narni dopo quindici chilometri.
La Rocca<br>
Quella di Narni è l'unico esempio ancora "in piedi" di quelle fortezze edificate o fatte ristrutturare dall'Albornoz nel nostro territorio.
La Rocca di Narni, per i caratteri e per la posizione è la classica fortezza militare di controllo e dominio della città: espressione genuina della politica di restaurazione papale operata così attivamente dall'Albornoz.
E' errato accostare la Rocca alla potenza della città: al contrario ne segna il declino di autonomia, libertà e forza del libero comune, della «civitas». Con la Rocca non si volevano certo accrescer le opere di difesa comunali, essa è un elemento di quel «sistema» di fortezze che il papato, dopo Avignone, pone a presidio dello Stato.
In quel tempo (1371) si ha anche la «riforma» degli Statuti Comunali: si accentua il potere centrale, dal podestà si passa al Vicario.
I Narnesi ben compresero questi significati: la Rocca fu a lungo estranea alla loro vita, ignorata, spesso detestata.
Dobbiamo arrivare al 1539 perché le chiavi della Rocca siano in mano ad un Narnese, Girolamo Arca: anch'egli funzionario del potere papalino.
Il castello, a quota 322 s.l.m., domina la città e conclude a sud il sistema delle fortificazioni. Massiccia nelle fattezze la Rocca venne edificata sul luogo ove prima era un monastero di clarisse e prima ancora una torre.
Iniziano nel 1367 i lavori preparatori per la costruzione di una fortezza su Narni e sulla Via Flaminia. Nel 1371 si può già insediare il primo castellano: Pietro di Novico. Tra gli architetti che lavorarono al progetto si fanno i nomi di Ugolino di Montemarte e di Matteo Gattapone.
Nel 1378 sono ultimati i lavori: la fortezza è completa e imponente: sulla porta è l'unione di quattro stemmi, probabilmente sono quelli dei papi Gregorio XI e Urbano V e dei cardinali Angelico Grimonard e Filippo d'Alençon.
Nel 1405 si trova la prima citazione del Bastione (bastiglia, bastigia): una ulteriore fortificazione della quale oggi rimane la base di una cisterna incorporata ma che aveva certamente anche una torre di avvistamento: la Rocca ebbe bisogno di un elemento aggiuntivo di sicurezza. Bastione e Rocca erano in comunicazione attraverso una via diretta sotterranea.
pur non essendo un castello di residenza ma più propriamente militare la Rocca ebbe ospiti Papi, Imperatori, Cardinali, dignitari... Finì per essere carcere.

La fortezza è un quadrilatero con quattro torri agli angoli, chiamate: di San Bernardo (nord-est), San Filippo (sud-est), San Giacomo (sud-ovest) e (a nord-ovest) il "Mastio" più alto e possente che risulta dall'unione di due torri.
Anticamente circondata da fossato e da doppia cinta di mura ha all'interno un bel cortile con una cisterna in travertino e una cappella.
Assolta la sua funzione originaria la Rocca serve indubbiamente più tardi anche per difendere la città da noie esterne.
Nel 1484 Sisto IV ordina un nuovo intervento di fortificazione ultimato da Innocenzo VIII. Il castello viene collegato con un avamposto costruito nel borgo delle Arvolte presso l'ospedale e costituito da 5 torrioni rotondi. Questo elemento era collegato direttamente per via sotterranea con la Rocca la quale si dice fosse pure unita, con lo stesso sistema, con la Piazza dei Priori.
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Il Palazzo Comunale<br> detto anche Palazzo del Podestà o del Vicario, si presenta nella sua mole imponente e severo.
E' la sede delle più importanti autorità.
Risulta dall’adattamento di tre torri con case acquistate dal Comune nel 1282. Al piano nobile si aprono sei finestre del XV sec., mentre sulla facciata sono inserite sculture di animali o statue mutilate. Le lapidi ricordano cittadini narnesi o governatori illustri.
L'ingresso rinascimentale del Palazzo, in bugnato, introduce nel bellissimo atrio, qui sono conservate una tomba romana, il pozzo quattrocentesco e una serie di misure. Tutt'intorno si possono ammirare una serie di reperti archeologici importantissimi scoperti nei dintorni di Narni.
Nella Sala Consigliare è conservata la Pala del Ghirlandaio che raffigura l’incoronazione della Vergine.
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Il Palazzo dei Priori<br> fu costruito nel 1275, attribuito al Gattapone da Gubbio, si affaccia sull'omonima Piazza anticamente chiamata Platea Maior, e vero gioiello dell'architettura medievale. Interessanti sono il Portale con la loggetta del banditore, dal quale si proclamavano i bandi, e la maestosa loggia. Le pareti presentano tracce di iscrizioni, affreschi, finestroni e stemmi. Sopra il pilastro centrale della facciata si nota lo stemma degli Orsini.
Ad una certa altezza, degli anelli di ferro, sono la traccia della gogna.

La parte superiore del Palazzo è costruzione rinascimentale. Attraverso i secoli ha subito molte trasformazioni fino a diventare, nel 1618, sede della Casa dei Padri Scolopi, che vi fondarono lo Studentato e la Scuola cittadina, fino alla metà dell' 800.

<br>Il Ponte d'Augusto<br>
Posto poco prima dell'ingresso del fiume Nera nelle strette gole tra lo sperone su cui sorge la città di Narni e il Monte Santa Croce, è un'importante testimonianza dell'età aurea romana. Il ponte fu costruito nel 27 a.C. in relazione agli interventi di risistemazione e potenziamento della via Flamina intrapresi dall'imperatore Augusto. Un grave terremoto nell'847 danneggiò il ponte e, successivamente una grande alluvione, nel 1053, ne provocò la caduta, da quel momento nelle fonti è ricordato come ruptum o dirutus. Del ponte, che doveva essere a tre o quattro arcate, si possono ammirare la prima arcata, forse la più grande, e i ruderi di due pilastri. Il ponte aveva una lunghezza di 160 m, mentre l'altezza dell'arcata rimasta in piedi è di 30 m. Il rapporto tra le due dimensioni evidenzia immediatamente un forte sviluppo verticale che genera l'effetto di grande imponenza che ancora oggi caratterizza le rovine.
Il ponte è costruito con grandi blocchi di travertino squadrati e bugnati posti di testa e di taglio secondo le tecniche edilizie romane.
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Teatro comunale<br>
E' nella seduta Consigliare del 20 ottobre 1840 che si decide la costruzione di un nuovo teatro Comunale per la città di Narni, che doveva sostituire il vecchio, locato all'interno del Palazzo dei priori, divenuto ormai inadeguato.
Con una notificazione della Società Teatrale del 1° luglio 1844 si delibera di procedere all'appalto della costruzione.
Il progetto per la realizzazione del nuovo teatro è opera dell'architetto prof. Giovanni Santini di Perugia, mentre la direzione dei lavori fu affidata all'Ing. Luigi Fedeli.
La pianta del teatro di Narni è a ferro di cavallo, secondo i classici schemi ottocenteschi; si presenta tuttora con una platea non molto grande, tre ordini di palchi (il primo 16 e gli altri 17) e un loggione, per una capienza di circa 500 persone all'origine, oggi ridotta per motivi legati alla sicurezza.
Due rampe di scale simmetriche partono ai lati dell'ingresso della platea e raggiungono i vari ordini di palchi.
La struttura è inserita nel tessuto medievale del centro storico sovrapponendosi ad alcuni vecchi fabbricati, mentre altre costruzioni sono state demolite per ampliare lo spazio antistante l'ingresso del teatro stesso.
Nei primi anni del '900 con un'altra demolizione interna si ingrandì notevolmente il palcoscenico incorporando un vicolo che passava dietro il muro primitivo. Questa operazione permise anche la creazione di due uscite di sicurezza.
Per le decorazioni interne furono contattati il pittore ternano Gioacchino Altobelli che realizzò il sipario raffigurante il Gattamelata, e Giovanni Traversari che dipinse la cupola sovrastante la platea. Il sipario è andato perduto mentre i dipinti sono stati restaurati.
Imponente era anche il lampadario centrale ornato di pendoli in cristallo che veniva abbassato per accendere le candele, poi sostitute dalle lampade elettriche. I bordi dei palchi erano di velluto rosso, come rossi erano gli interni, stucchi dorati e numerosi luci completavano l'insieme.
L'inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 3 maggio del 1856, giorno della festa del patrono della città S. Giovenale, con la rappresentazione della "Traviata" di G. Verdi, eseguita da celebrità dell'epoca, come la prima donna Carlotta Carrozzi Zucchi.
L'acustica si rivelò ottima e il successo fu grande.
Molte compagnie drammatiche e di canto calcarono le scene del teatro e il pubblico accorse sempre numeroso. Il teatro divenne il centro culturale e ricreativo della città, famosi i Veglioni di carnevale.
Ai fasti iniziali seguì un periodo di decadenza e malgrado lavori di manutenzione straordinaria fatti a più riprese e che all'epoca sembravo sufficienti, agli inizi degli anni '70, il teatro fu dichiarato inagibile e dovette essere chiuso.
Già nel 1973 l'Amministrazione programmò un restauro completo, ma motivi di ordine economico e la definizione della proprietà dei palchi, non permisero di intervenire subito. Le condizione statiche dell'edificio si aggravarono con il terremoto del '78 e resero improrogabile l'intervento di recupero.
Il progetto, affidato all'architetto narnese Enzo Contavalli, ha mantenuto il più possibile l'ambiente originario, modificando soltanto alcuni trascurabili particolari. Con l'intervento sono state recuperate una serie di dipendenze che già facevano parte del teatro e che ora hanno un ingresso autonomo.
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Chiesa di San Francesco<br>
Fu costruita sui resti di un oratorio del Santo durante la sua permanenza a Narni. La prima datazione risale al XIII° secolo, ma venne successivamente ampliata nel secolo XIV. In stile romanico, con contaminazioni successive tendenti al gotico, è assolutamente impossibile resistere al fascino che proviene dalla incomparabile bellezza del suo interno. Si possono ammirare affreschi risalenti al XIV secolo e attribuiti al Mezastris e al Torresani.
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La Cattedrale<br>
Di architettura prevalentemente romanica, con abside in stile gotico e portico rinascimentale, fu costruita in onore del Patrono Giovenale intorno al secolo XII. L'interno è a croce latina con quattro navate. Spicca sotto il portico il Portale Maggiore che risale al XII secolo. Notevoli, per l'interesse che rivestono in quanto monumenti di archeologia cristiana, l'Oratorio di San Cassio ed il Sepolcro del Santo Giovenale. L'interno si fregia di opere del Rossellino, del Vecchietta, del Torresani, dell'Agresti e della Scuola del Bregna..
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Lo Speco Francescano<br>
Luogo di culto apprezzato e conosciuto in tutta Italia, immerso nel verde, richiama ogni anno molteplici pellegrini. Il Santuario, edificato secondo il volere di San Francesco, venne costruito 1213. In stile prettamente francescano, che conferisce al convento un fascino del tutto particolare, conserva intatto tutto il suo originario splendore e custodisce gelosamente affreschi databili tra il XIV° e il XV° secolo.
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Chiesa di Sant'Agostino<br>
La chiesa risale al XIV secolo, venne costruita su tre navate con soffitto ligneo. Custodisce un notevole patrimonio artistico e conserva, tra gli altri, affreschi attribuiti a Pier Matteo d'Amelia e ad Antoniazzo Romano.
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Chiese romaniche (databili tra l'XI° e il XII° secolo)<br>
La campagna circostante il centro abitato è ricca di ruderi di grande interesse archeologico ma ospita anche antichi luoghi di culto ancora molto ben conservati. E' bene ricordare l'Abbazia di San Cassiano che, situata nella collina di fronte alla città, sovrasta maestosamente la valle sottostante offrendo un impareggiabile spettacolo paesaggistico e architettonico. A qualche chilometro di distanza da Narni, nei pressi del centro abitato di Schifanoia, l'Abbazia di Sant'Angelo in Massa che, edificata su una preesistente villa romana del II° secolo, è ricca di dipinti di Michelangelo Braidi. La Chiesa protoromanica di Santa Pudenziana, sicuramente la più antica della zona, è situata in località Visciano ed è singolare per il pavimento frammentario che nasconde un'enorme quantità di reperti archeologici. Una volta ammirata quest'ultima Chiesa non si può trascurare di visitare il delizioso fortilizio di Borgaria, dal quale si può godere di un meraviglioso panorama campestre.
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Acquedotto romano della Formina<br>
E' una serie di cunicoli, per lo più scavati a mano nella roccia che, snodandosi lungo un percorso di 13 chilometri, ha portato l'acqua potabile a Narni fino al 1924. I trafori attraversano tre colline e, in alcuni tratti, sono ancora percorribili. Vengono effettuate, periodicamente e su richiesta, visite guidate in quella che viene denominata "parte turistica", pur essendo tutt'altro che una passeggiata; per informazioni ci si può rivolgere al Gruppo Speleologico U.T.E.C. che può essere contattato presso la Pro-loco al numero 0744-715362.
<br>Ponte Cardona<br>
Il ponte, facente parte dell'acquedotto romano della Formina, venne costruito per attraversare il Fosso Cardona. La sua struttura architettonica ricorda quella dell'Età Augustea ed è caratteristico in quanto è realizzato in opera quadrata con conci di travertino ed è ad un solo arco a tutto sesto. Oggi è stato riscoperto in quanto emblema del Centro Geografico dell'Italia, secondo calcoli effettuati partendo esclusivamente dalle coste e dalle frontiere italiane. Esattamente la sua posizione è: 42°30'11'' di latitudine e a 12°34'24'' di longitudine.
<br>Chiesa della Madonna del Piano<br>
Collocata nei pressi del cimitero comunale di Narni Scalo a poche centinaia di metri del santuario della Madonna del Ponte, la chiesa risale al XV secolo e contiene al suo interno splendide e importanti opere pittoriche la più rilevante delle quali è la Madonna con Bambino tra i santi, di scuola del Pinturicchio. Proprio il prezioso dipinto dà risalto alla chiesa e alla zona circostante Narni Scalo, riqualificando e riproponendo il patrimonio di beni culturali presenti a Narni Scalo. Insieme alla Madonna del Ponte, alla chiesa di Santa Maria della Quercia, a quella di San Pellegrino e a quella della Madonna del Lecino infatti, la Madonna del Piano costituisce una delle tappe del tragitto religioso della zona nord del comune di Narni in vista del Giubileo.
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Abbazia di San Casciano<br>
In splendida posizione sul Monte Croce, si affaccia a controllo del Nera l'abbazia fortificata di S.Cassiano, mensionata nel chronicon Farense già nel 1091. L' Abbazia benedettina di S.Cassiano risale al x secolo, al tempo del Papa narnese Giovanni XIII ( 965-972 ) e di S.Orso, abbate. L'abbazia sorge su un monastero fortificato risalente alle guerre gotiche ( VI secolo ); probabilmente esso fu voluto da un generale bizantino, Belisario, in analogia a quello dedicato a S.Giovenale, fatto costruire a Orte al tempo del Papa Virgilio (538-555). I due monasteri fortificati dovevano vigilare sulla gola del Nera, che era l'ultima difesa del corridoio bizantino che assicurava la continuità territoriale fra Roma e Ravenna. L'impianto originale fu manomessso nel trecento per dar luogo ad una costruzione articolata internamente in tre navate segnate da eleganti pilastrini con capitelli romanici. L'interno della chiesa provoca la sensazione di trovarsi in uno spazio dove l'orologio del tempo ha smesso di camminare. Altra interessante particolarità che vi si trova è la presenza dell'arco a ferro di cavallo, elemento caratteristico dell'architettura orientale. Il complesso di cassette e di fabbricati a servizio un tempo della comunità di monaci è sovrastato da un elegante campanile a cuspide. Il fabbricato della chiesa, benchè modificato nel XIV secolo, resta legato ai modelli bizantini ( capitelli, pulvini, resti delle decorazioni ). Intorno al 1400 divenne abbazia commendataria e fu titolo conteso tra il vescovo di Narni ed altri prelati e cardinali. Si sa che l'ultimo abbate commendatario fu il Card. Ferretti, già segretario di stato di Pio IX. Dopo un periodo di abbandono da parte dei proprietari che l'acquisirono intorno alla metà del secolo scorso, la chiesa e tutto il fabbricato erano ridotti ad un cumolo di macerie.
Dopo lunghe e macchinose pratiche lo stabile nel 1960 fu espropriato dal Ministero della P.I e finalmente nel 1963 cominciarono i primi lavori che, nel 1971, portarono a termine il restauro delle mura perimetrali, del campanile e della chiesa, restituendo quasi completamente a quest'ultima le sue linee originarie. Infatti mentre si consolidavano i muri perimetrali, si è scoperto che la chiesa, inizialmente, era a croce greca (a bracci uguali), struttura tipica dell'architettura bizantina ed orientale, con al centro le quattro arcate più ampie con tre absidi, delle quali rimangono solo due perchè la terza, quella di sinistra, in parte è occupata dal campanile. La pianta a croce greca è una particolarità davvero eccezionale visto che per trovare tipologie similli nella zona bisogna guardare al S.Ciriaco d' Ancona o alla Santa Maria di Portonovo. La facciata è stata ricostruita molto fedelmente, ha un bel portale con pilastri e archi concentrici, non ha più l'affresco della lunetta. In alto è stata ricostruita la trifora scomparsa probabilmente nel 1600 e tre aperture ovali. L' interno, come detto sopra, è a croce, le cui braccia si aprono con arcate ad ampio respiro a tutto sesto e poggiano su colonne marmoree ornate di basi e capitelli elegantissimi. Il recinto di mura merlate, il campanile con la cuspide a forma di piramide quadrangolare e la bella facciata della chiesa incorniciata da tutto il complesso con il bosco che fa da sfondo, formano un quadro che di certo attirerà la vostra attenzione. L Abbazia benedettina di S. Cassiano, rimasta disabitata per tempo, è stata recentemente riaperta da un monaco benedettino con due comunità monastiche, un maschile ed una femminile.
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Narni Sotterranea<br>
Su prenotazione è possibile effettuare visite anche nei giorni feriali ed in orari differenti contattando l’Associazione Culturale Subterranea, la cui segreteria è in Via del Rubbio, 17, int. 11, 05100 Terni, tel. 0744.242226/717244, oppure contattando l’Associazione Turistica Pro-Narni, tel. 0744.715362 o l’Ufficio Informazioni, tel. 0744.747226.
La visita permette di scoprire vere e proprie meraviglie nascoste quali:
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I Sotterranei di S. Domenico:<br>
locali sotterranei dell’antico complesso conventuale di S. Domenico. Annessa cisterna protoromanica con affreschi dal XIII al XV secolo e resti di un impianto romano con cisterna. Di particolare interesse la cella con i graffiti dei reclusi dal Tribunale dell’Inquisizione.
<br>I Sotterranei di S. Maria Impensole:<br>
Originaria chiesa dell’VIII secolo a tre navate, costruita sui resti di un tempio romano. Trasformata in cripta nel XII secolo, conserva ancora oggi due cisterne di età romana, di cui ancora una in perfetto stato.
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I Sotterranei dell’Acquedotto Romano della "Formina":<br>
E’ possibile effettuare un percorso interno dei Trafori di S. Biagio, S. Silvestro e del Monte Ippolito.
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Il Lacus<br>
Grande cisterna altomedievale situata sotto Piazza Garibaldi, già Piazza del Lago, con volte in pietra concia e resti del pavimento in opus spicatum.





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