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Storia di Monte Santa Maria Tiberina |

Su quel "Monte, che col ciel quasi confina", visibile da lontano e a sua volta un eccellente osservatorio su tutta la vallata sottostante, non poteva che sorgere un castello, praticamente inespugnabile, da dove era facile scorgere l’avvicinarsi di qualsiasi avversario.
Nel corso dei secoli e degli avvenimenti l’antico castello, eretto nel 1250 dal marchese Guido, è stato trasformato nel XVI-XVII secolo in quattro edifici, dimore di altrettanti rami della famiglia dei Marchesi Bourbon del Monte. Palazzo Boncompagni Ludovisi, con i suoi merli guelfi e portali in pietra concia, sembra provenire dal nucleo originario del castello. Affacciandosi al parapetto della piazza davanti al palazzo si può vedere un'altro suo ingresso, di aspetto medioevale.
L’interno dell'edificio, di notevole interesse artistico ed architettonico, non è visitabile, essendo dimora privata dei principi Boncompagni Ludovisi, ultimi eredi dei Marchesi Bourbon del Monte. Di fronte al Palazzo Boncompagni Ludovisi si estende il Palazzo Principale, residenza un tempo dei marchesi reggenti e quindi centro politico del piccolo stato. Sorto anch’esso alla fine del Medioevo, in seguito alla trasformazione del vecchio castello, fu abitato fino all’ultima Guerra Mondiale, ma i danni subiti con i bombardamenti lo hanno ridotto in pessime condizioni.
Il suo restauro è ancora in corso, pertanto non può essere visitato. Un vero peccato!.. Sopra il suo bel portone centrale cinquecentesco vi è un grazioso balconcino in ferro battuto del XVII secolo da dove in passato venivano proclamate le leggi, le volontà e le decisioni del padrone.
A sinistra del balcone, sotto la terza finestra, c'era una buca per le denunce anonime. Il rifacimento dell’edificio, avvenuto all’inizio del 1500, gli ha dato un aspetto tipicamente rinascimentale. Nell’interno vi erano grandi e splendidi saloni affrescati. Nei sotterranei c'erano le prigioni, collegate mediante condotte d’aria alla sala del tribunale, in modo che si potesse sentire tutto ciò che i prigionieri si dicevano. Infine alcune scale a chiocciola servivano da trabocchetti; chi ci si avventurava veniva infilzato dalle lame sporgenti dalle pareti.
Il palazzo è sormontato da un’alta torre medioevale con campanone, residuo del primitivo castello. Essa serviva in passato per avvistamento e per scambio di segnali ottici con le altre torri militari di Marzano, Gioiello, Elci e Lippiano.
Lungo la stessa via, praticamente attaccati al Palazzo Principale, si individuano le facciate cinquecentesche dei rimanenti due palazzi marchionali - erano residenza dei restanti rami della famiglia Bourbon del Monte. Si nota la curiosa differenza d’altezza delle file di finestre delle loro facciate. Infatti i due edifici hanno livelli sfalzati tra di loro, per evitare ogni atto ostile tra i bellicosi abitanti.
Oggi questi due palazzi sono divisi in abitazioni private che conservano ancora adesso interessanti resti di affreschi nei propri interni. Merita un’occhiata l’ultimo portone della fila, del cinquecento, tutto ricoperto di chiodi in ferro battuto.
Il principale monumento visitabile di Monte Santa Maria Tiberina è la Pieve, la chiesa dedicata alla Madonna. Eretta all’inizio del XI secolo dovette senz’altro essere gravemente danneggiata quando nel 1198 Papa Innocenzio III fece distruggere il castello e le mura cittadine. Riedificata nel corso del XIII secolo, fu rinnovata, nelle forme attuali, tra il 1505 e il 1511.
La facciata, in pietra, è estremamente semplice, rivelando l’origine romanica. E` d’aspetto romanico anche il campanile accanto, aggiunto nel XIX secolo dopo il crollo di quello originale che stava dietro l’altare.
L’interno è a croce latina. Sopra l’ingresso si trova la cantoria, in legno, costruita nel 1863, quando la chiesa fu dotata anche di un organo.
Subito a sinistra dall’ingresso c'è l’ottagonale fonte battesimale, in pietra arenaria, del XVI secolo. Vi sono scolpiti vari simboli tra i quali, nella base a forma di zampa leonina, anche lo stemma dei marchesi.
Sulla parete si vedono due grucce appese al muro (di Cippitello), ed anche due grandi ceri posti accanto alla nicchia, dove durante le feste viene alloggiata la statua della Vergine.
Più avanti ancora, a sinistra del grande ed imponente altare barocco, si vede incassato nel muro un decorato sarcofago in pietra arenaria del XVI secolo.
In alto, dalla sua nicchia celeste, regna la bella statua della Madonna col Bambino, realizzata in legno da un ignoto scultore intorno alla metà del XIV secolo. Essa è diventata un po’ il simbolo del paese. Lei è la protettrice, ed a Lei vengono affidate le sorti del borgo.
Sulla destra dell’altare, nella cappella oggi occupata dall’organo, vi sono altre due opere di rilievo - un sarcofago paleocristiano, incassato nel muro, ed una lastra di pietra del XII secolo, raffigurante il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Dietro l’organo invece, un po’ nascosta, c’è la tela di un pittore ignoto del XVIII secolo.
Sempre sulla destra, dietro il bellissimo cancello in ferro battuto del XVI secolo, si trova la graziosa cappella privata dei marchesi Bourbon del Monte, ultimata nel 1613. Sopra il cancello si vede lo stemma di famiglia.
Il miracolo delle stampelle di Cippitello
La storia di questo fatto prodigioso è poetica come una favola e reale come la verità.
Intorno al 1890 viveva vicino al Monte un povero uomo di nessuna cultura ma di grande tenacia. Lavorava in una cava e in quel periodo servivano tante pietre perché veniva costruita la strada tra il Monte e Lippiano. Al Cippitello, noto come bestemmiatore abituale, anche quel giorno vennero alla bocca parole di derisione quando nel pomeriggio le campane della chiesa del Monte iniziarono a suonare e tutti gli operai, come di consueto, si scoprirono il capo ed interruppero momentaneamente il lavoro. Poco dopo, mentre Cippitello batteva una grossa pietra per spaccarla, si staccò una scheggia che lo colpì violentemente alla gamba. Nei giorni successivi la gamba peggiorò talmente tanto che Cippitello ormai disperava di poter guarire e per trascinarsi da una parte all’altra dovette farsi ed usare le stampelle. Di lavorare non se ne parlava. Il tempo passava e la gamba non migliorava. Era vicina la festa dell’Ascensione, al Monte considerata, dopo Natale e Pasqua, la solennità più importante dell’anno. Il povero infermo si fece portare in chiesa il giorno della festa e lì aspettò il ritorno della processione e la fine delle funzioni religiose. Si era messo davanti all’immagine sacra, appoggiato sulle sue stampelle. Dentro di sé aveva lanciato una sfida alla Vergine: non sarebbe uscito dalla chiesa se non fosse guarito... La messa era finita, la gente se ne stava andando e la chiesa stava per essere chiusa ma Cippitello non sentiva ragioni ed allontanava le mani di chi lo voleva portare fuori. Testardo come al solito non si smuoveva, doveva guarire! Con lo sguardo fisso alla Madonna non vedeva e sentiva nient’altro. Finché ad un certo punto gettò per terra le stampelle e si mise ad urlare “sono guarito, sono guarito!”…In chiesa accadde il finimondo: chi urlava, chi pregava ad alta voce... Anche coloro che erano già andati a casa tornarono di corsa per vedere Cippitello che camminava, felice, su e giù per la chiesa. Cippitello appese le stampelle in chiesa e con le offerte che raccolse comprò i due grossi ceri che le stanno vicini . Si corresse quasi del tutto dal vizio della bestemmia e visse sempre ringraziando la Madonna del Monte che l’aveva tanto aiutato.





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